Tre donne cercarono di conquistare il cuore di un miliardario, ma il suo piccolo bambino fece una scelta che nessuno si aspettava.
Nella maestosa residenza di Jonathan Hale, la luce dei lampadari di cristallo scivolava sui pavimenti di marmo lucido. Quella sera non c’era né gala né ricevimento ufficiale: era una cena tranquilla, privata, con un obiettivo che tutti conoscevano ma che nessuno aveva detto ad alta voce.
Jonathan, magnate vedovo noto per il suo carattere freddo e controllato, aveva invitato a cena tre donne: Victoria, radiosa in un abito cremisi; Claire, elegante in verde giada; ed Elena, dolce e riservata in rosa cipria.
Tutti sapevano cosa era davvero in gioco. Jonathan non stava solo cercando una compagna: stava cercando qualcuno che potesse prendersi cura di Ethan, suo figlio di un anno, e amarlo.
Ethan, con i suoi riccioli dorati e gli occhi tondi e curiosi, era il cuore pulsante della villa. Da quando aveva perso la madre, le sue risate erano state insieme consolazione e ferita aperta.
Durante la cena, le tre donne sorridevano con calore studiato, osservando ogni gesto di Jonathan. Poi, all’improvviso, accadde un piccolo miracolo: Ethan si alzò sulle sue gambette e fece i primi passi.
Un mormorio sorpreso riempì la sala. Le tre donne si sporgarono subito in avanti, con voci zuccherate:
«Vieni qui, tesoro!» lo chiamò Claire.
«Vieni da me, amore!» insistette Elena.
«Di qua, campione!» disse Victoria.
Ma Ethan si fermò. I suoi occhi vivaci passarono da una donna all’altra, poi si staccarono dai vestiti scintillanti e dai gioielli.
Con stupore di tutti, barcollando, andò verso la giovane tata, Lily, che in un angolo stava raccogliendo i giocattoli in silenzio. Cadde dritto nelle sue braccia aperte.
Seguì un silenzio incredulo.
«M-mi dispiace, signor Hale…» balbettò Lily, arrossendo.
L’espressione di Jonathan si addolcì; al posto della solita durezza apparve un’emozione quieta. Suo figlio aveva fatto la scelta più sincera di tutte: non la bellezza, non il fascino, non la ricchezza… ma la gentilezza.
Le tre donne risero in modo forzato, con sorrisi ormai incrinati. La cena finì presto, lasciando dietro di sé un freddo vuoto che nemmeno i lampadari riuscivano a scaldare.
Quella notte, passando davanti alla cameretta di Ethan, Jonathan si fermò. Attraverso la porta socchiusa vide Lily seduta sul tappeto, le gambe incrociate, la divisa un po’ spiegazzata, che giocava a cucù. Le risate di Ethan riempivano la stanza come una musica.
«Lily», disse piano Jonathan entrando, «lei ha fatto per lui qualcosa che nessuna di noi è riuscita a fare.»
Lei alzò lo sguardo, sorpresa. «Oh, sto solo facendo il mio lavoro, signor Hale.»
Lui scosse il capo. «No. Gli ha dato qualcosa che i soldi non possono comprare: serenità.»
Gli occhi di Lily si velarono. «Tutto quello che vuole è essere amato, signor Hale. È tutto ciò che vuole un bambino.»
Ethan tese di nuovo la manina, sfiorandole la guancia con un affetto puro.
Quella notte, Jonathan annullò tutti gli impegni mondani della sua agenda. Per la prima volta dopo anni, capì: la ricchezza può riempire una villa, ma solo l’amore può farne una casa.
