Nel 1965 la vicina mi porse un bambino e poi non la rividi più; l’ho cresciuto chiamandolo Vania.
— Anyuta, perdonami, cara… Portalo via, prenditene cura come se fosse tuo, — sussurrò Klavdiya porgendomi il fagottino con il neonato. — Klava, ma sei impazzita?.. Dove credi di andare… — balbettai, ma ormai del suo passo non c’era più traccia nell’aria gelida del mattino. L’inverno del sessantacinque era stato spietato, di una durezza rara. … Read more